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stare bene o stare buoni?, vecchio problema

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STAR  BENE O STAR BUONI ?
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L’uomo desidera la felicità. Ma la felicità del corpo o dello spirito? La felicità del corpo è la salute e, se possibile, quella qualità del corpo che è la bellezza. In tutti i tempi la bellezza del corpo è stata apprezzata. Oggi abbiamo più mezzi per ottenere la bellezza del corpo. Tutta la medicina, in quanto procura la salute, contribuisce alla bellezza. Ma oggi non basta la bellezza della salute: c’è anche una moda della bellezza che riguarda tutte le parti del corpo. Capelli rasati a zero per chi li ha e impiantati per chi è calvo. Il naso ideale ha un suo profilo: se non c’è da natura, si va dal chirurgo estetico e si ritocca. Non parliamo di rughe, seno, fianchi, glutei. Talvolta invece di raggiungere la bellezza di moda si perde la pelle. La bellezza dei vestiti è di una varietà infinita nelle forme e nei colori. Oggi sono di moda decorazioni brillanti che si vedono su tutto, meno che sulle casse funebri, perché i morti sono ancora considerati… persone serie.

         Molti pensano che la felicità consista nella salute; molti altri vogliono qualcosa di più: anche la bellezza. Molti pensano che la felicità consista nei piaceri dei sensi: vista, udito, gusto, ecc. o nella ricchezza, nella potenza, nella fama. Ma la felicità del corpo non sempre s’accompagna con la felicità dello spirito, che è la componente più importante della natura umana. Infatti una bella donna potrebbe essere un grande piacere per gli occhi, ma una creatura ripugnante per lo spirito se fosse ignorante, volgare, falsa o violenta. Allora è importante il piacere dello spirito.

        E’ meraviglioso sapere che queste riflessioni le hanno già fatte anime grandi molti secoli fa. Platone e Aristotele, grandi filosofi greci e colonne fondamentali ancora oggi della sana cultura, hanno dimostrato che la felicità dell’uomo consiste in quel piacere dello spirito che si chiama virtù, nell’operare guidati da quel valore che si chiama “bene”.  Infatti i piaceri del corpo, se non sono limitati, possono portare alla morte. Quanti muoiono di fumo, di cibo, di sesso! Quanti sono distrutti dalla sete di denaro, di potenza, di fama!

        I vizi, dopo tutto, sono piaceri esagerati. La superbia è l’esagerazione della stima di sé, che fino ad un certo punto è utile e necessaria. L’avarizia è l’esagerazione del piacere legittimo del risparmio. La lussuria è l’esagerazione del piacere sessuale, meraviglioso componente della generazione. L’ira è l’esagerazione del giusto piacere della legittima difesa. Gola è l’esagerazione del necessario piacere dell’alimentazione.  Invidia è un esagerato confronto con tristezza con chi ha più di noi. Accidia è l’esagerazione del giusto piacere del riposo.

        Che i vizi non procurino neppure la felicità del corpo è confermato dalla saggezza popolare che dice: accecato dall’odio, si rode il fegato, verde dalla bile, muore dall’invidia, ha un cuore di pietra, e simili.        

I piaceri del corpo non ci distruggono se sono limitati. Ma chi limita i piaceri è quella forza che si chiama virtù. A questo punto ci aiuta il pensiero di Socrate: “Conosci te stesso”, per vedere cosa c’è nei tuoi istinti, nei tuoi pensieri, nei tuoi progetti, per giudicarti e comportarti secondo ragione.

        In conclusione, star bene o star buoni?  Non si tratta di scegliere tra due strade diverse perché, scegliendo le virtù, che sono i piaceri dello spirito, si finisce per star bene anche nel corpo, perché i piaceri sono presenti nel giusto limite.

        Superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, pigrizia si controllano con sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio. Il catechismo riassume in pochissime parole un lungo discorso.

        

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