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La vita

Opere letterarie



Dal riconoscimento universale del valore VITA
e della sua priorità e fondamentalità
rispetto a tutti gli altri valori
nasce la  società migliore possibile


       

A proposito di vitalismo implicito di Corrado Camandone




        Ho letto con molta attenzione e anche con profonda umiltà le pagine di questo libro e sono rimasto sopraffatto, sconcertato, avvinto dalla difficoltà dell’argomento e dalla chiarezza dell’esposizione.

        In altre parole mi sono ritrovato (dopo più che mezzo secolo…) a contatto con i grandi e perduti Maestri della Filosofia antica e più vicini a noi, dinanzi alla profondità di certi concetti e di certe convinzioni, tanto da dover rileggere qualche pagina per entrare in sintonia con la profondità dei pensieri espressi.

        Tutto il lavoro è prefigurato in un “corpus” ben preciso, convinto e convincente,  un’elaborata e dotta analisi del valore sommo della vita e che tanto vale in quanto essa ha di morale, di altruistico, di doveroso “servizio” nei confronti del prossimo conosciuto ed amato e della stessa umanità che per noi non ha né nome né volto, ma che è pur sempre qualcosa di nostro e di noi stessi.

        La premessa, nata dopo, come spesso accade nei grandi libri, è validissima, quasi necessaria. E’ il “vestibolo” che invita a entrare con fiducia nel tempo che segue.

        I primi due capitoli sono chiari nelle loro linee programmatiche, anche se, in sostanza, vogliono dimostrare che non è altrettanto chiaro che cosa sia la vita. Sono, comunque, un breve preambolo che fa da sfondo al quadro, che ne traccia le possibili direttive, i possibili sviluppi logici e gnoseologici, senza fronzoli, senza soste inutili e c’è forza e convincimento nel ricordo di S. Tommaso e di Aristotele, di quella potente concezione aristotelico-tomista che abbraccia la vita dalle forme più basse e più semplici sino a Colui che tutto ha creato.

        IL discorso procede col capitolo III, interessante e vario nell’analisi circostanziata  e sicura dei “viventi” e della loro correlazione, perché è vero che ad ogni segno”corrisponde sempre una precisa realtà”.  Più arduo ed elaborato è il capitolo IV (vita, libertà e legge) in cui si afferma concretamente che occorre scegliere sempre in modo da poter continuare a scegliere. Il capitolo V propone e sviluppa un problema ecologico di grande importanza, anche se in contrasto patente con l’ansia umana di progredire e di vincere ogni volta la difficoltà dello spazio e del tempo, di superare gli ostacoli in nome della scienza.

        Il capitolo VI è stupendo ed efficace ed apre l’analisi superba, sviluppata nei capitoli seguenti, della madre Natura, prodiga e lungimirante, dalle forme più modeste del mondo minerale e vegetale sino alla proiezione suprema dell’uomo. Immagine di Dio.

        Del capitolo IX è toccante l’immagine della famiglia, dalla quale l’individuo riceve l’essere e della società che deve procurargli il benessere possibile, concetto che prosegue e si approfondisce nei capitoli che seguono e che sono essenzialmente imperniati sul valore effettivo della famiglia nell’interno della società umana.

        L’opera di Camandone trova nel capitolo XII il momento ideologico più alto: la vita e la religione o, meglio, le religioni diverse che hanno tutte lo scopo di legare la vita dell’uomo a quella di Chi lo ha creato per una sopravvivenza che va oltre i limiti angusti della vita terrena.

        E’ convincente anche la conclusione che si stacca dalle speculazioni spesso necessariamente teoriche del pensiero filosofico per scendere a contatto con i problemi veri e reali e contingenti della nostra vita odierna, spesso soffocata e tormentata da ideologie e programmi non sempre del tutto morali.

        Molto interessante , coevo al nostro tempo, il capitolo che riguarda la “Vita e la scuola”.

        So per certo di non essere stato capace di concludere una recensione efficace, ma il tono dell’opera che mi è stata proposta, la stessa materia così alta e nobile non mi hanno permesso di essere … all’altezza della situazione. Mi sento proprio come la volpe di Fedro sotto l’alto pergolato dell’uva… “Nondum matura est…Nolo acerbam sumere…” (e l’acerbità, come nel caso della volpe, è dentro di me e me ne scuso).

                                                                

                                                           Prof.  Tommaso Schivo

Rettore dell' Universita' delle tre eta'
Alassio (Savona)


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