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Liberta' di stampa

Sociologia
LIBERTA’  DI  STAMPA
e  “privacy”


        Cominciamo a dire che la stampa è una grande forza nel bene e nel male. Si dice che Le mie prigioni di Silvio Pellico abbiano danneggiato l’Austria più che una guerra perduta.

        La libertà di stampa è di vantaggio alla società quando permette a tutti di dare il proprio contributo di idee e di proposte per risolvere i problemi e favorire una pacifica convivenza. E’ utile anche quando si oppone alla prepotenza del potere o a leggi contrarie alla giustizia e alla vita.

        La potenza della stampa è confermata dal fatto che nelle dittature la stampa è controllata e non può più criticare chi detiene il potere. Però, anche in una società democratica, la stampa non può pretendere di avere una libertà assoluta, se sono, non solo leciti, ma necessari i segreti militari, della polizia, quelli professionali dei medici, degli avvocati, dei brevetti industriali, della corrispondenza, della vita privata di ogni persona: la famosa privacy.

        Ultimamente in Italia è comparso lo slogan: la gente ha diritto di sapere e il giornalista ha il diritto d’informare. Questo slogan è il fratello di quello insensato del ’68 che gridava Vietato vietare. La gente non ha il diritto di sapere tutto e il giornalista non ha il diritto di pubblicare tutto ciò che viene a sapere.

        Se uno bestemmia in casa sua, da solo, non dà scandalo a nessuno. Se, per caso, un giornalista di passaggio lo ascolta, non ha il diritto di dirlo a tutto il mondo, e se lo dice, commette lui un delitto di scandalo, forse più grave del delitto divulgato.

        L’ansia, l’orgoglio, l’infantile fregola di dare qualunque notizia, prima di un altro, sono distruttivi della società, specialmente se si tratta di notizie che siano cibo gradito ai curiosi incolti, ai guardoni, ai fanatici politici, a rivoluzionari veri o fasulli. E le chiacchiere maligne e le foto rubate (di faccia, di lato, di schiena) vengono pagate più delle opere d’arte.  Quanto sono ridicoli i nudi di carta sulle riviste, quando sulle spiagge ne vediamo tranquillamente di veri e viventi, mille volte di più, senza turbamento!

        Non solo questi, ma anche questi sono gli aspetti penosi della nostra Italia, maestra di civiltà nei secoli passati, ma spenta imitatrice di mode stupide venute da lontano.

        Maledetta la libertà di stampa se prepara una  guerra atomica distruttiva di ogni civiltà; ma insensata anche una stampa che si vanta di fotografare il costume, così com’è, senza schierarsi a difesa del  buon costume.


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