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discoteca ossia anti divertimento

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DISCOTECA
ossia anti-divertimento


        Divertimento significa cambiamento. L’uomo si diverte quando cambia situazione in meglio: le facoltà, stanche per il lavoro o il genere di vita, si riposano, mentre altre facoltà dormienti vengono risvegliate da sensazioni piacevoli. Divertimento è riposo per chi è stanco, movimento per chi fa vita sedentaria, silenzio per chi vive nel rumore, solitudine per chi vive tra la folla, musica per chi l’ama e non ha tempo per ascoltarla, lettura per chi deve rinunciare per mancanza di tempo, visite di gallerie e musei per chi ama l’arte.  I nostri sensi e il nostro cervello sono liberati dagli stimoli abituali e occupati da stimoli diversi piacevoli.

        Ciò premesso, vediamo se la discoteca – in genere – può essere o non essere divertimento. La nostra civiltà è rumorosa e nella discoteca il volume della musica supera la tolleranza consentita e danneggia l’udito. Gli occhi sono tormentati dalle luci psichedeliche. Il nostro mondo è affollato e in discoteca c’è la ressa. Normalmente la trasgressione è giudicata maleducazione, e nelle discoteche pare che sia un obbligo. La donna, già naturale attrattiva per l’uomo, si agita sul cubo o attorno all’asta per scaldare l’atmosfera. La voglia e la moda di provare sensazioni nuove, forti, spingono i giovani all’alcol e alla droga. Così, oscurata la coscienza normale, si fanno le azioni anormali, come, sesso incontrollato, risse per sciocchezze, guida spericolata che trasforma l’auto carica di amici in carro funebre.

        E’ già difficile, nella vita normale, comportarsi bene senza essere brilli, ma oscurare la  coscienza con alcol e droga è una stupida pazzia, un delitto che toglie all’uomo ciò che lo distingue dagli animali. Stordirsi volontariamente è come togliere il volante ad un’automobile e pretendere di non finire in un burrone.

        Si può dire dunque che la discoteca non è un divertimento, ma un sovraccarico delle sensazioni che logorano la vita.

        Il nostro mondo è molto peggio del paese dei balocchi: mentre uomini eccellenti e impegnati cercano rimedi per curare tante malattie della mente, come nevrosi, depressione, anoressia, parchinson e simili che aggrediscono le persone contro la loro volontà, nello stesso tempo giovani sani e belle ragazze, liberamente e pagando, danneggiano il loro cervello con alcol e droga che, se non danno la morte, possono guastare tutta una vita. Tutta la vita, l’unica vita, la breve vita.

        Nei secoli passati la pazzia umana si è manifestata specialmente nella guerra. Ma c’era almeno la stima della vita propria: l’uomo combatteva l’altro uomo, ma cercava di salvare se stesso con scudi, elmi e corazze. E ancora oggi è così: i carri armati vogliono portare la morte al nemico, ma salvare la vita degli uomini che ci sono dentro. Dunque, uomo contro uomo, ma con l’idea del valore della propria vita.

     
      

        Nell’incultura della discoteca l’uomo diventa nemico di se stesso, perché danneggia la propria salute e ogni tanto ci scappa il morto. Chi assaggia la droga facilmente diventa suo schiavo, aggressore dei genitori per avere soldi, può perdere qualunque impiego, e se sopravvive senza il necessario equilibrio, potrà provocare disastri come conduttore di treni, di aerei, come chirurgo, avvocato, insegnante.

        La moda di danneggiare se stessi privandosi non di un braccio o di una gamba, ma dell’equilibrio e del buon senso, è una novità che pone il nostro secolo, tanto potente quanto stupido, al di sotto dei secoli passati.

        Il mondo delle discoteche che, salvo poche eccezioni, mina le giovani generazioni,  fa pensare, con angoscia,  alla fine di una civiltà.       

      

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