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chiesa e politica problema sempre attuale

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CHIESA  E  POLITICA
problema sempre attuale


       
I rapporti tra la Chiesa e la società civile hanno dato origine a vari problemi da sempre, perché si tratta di due società che hanno gli stessi membri. Il cittadino che è membro del suo Stato, se è credente, è anche membro della Chiesa e ha il diritto e il dovere di comportarsi secondo le regole della società religiosa.

        Ma quando alcune leggi di una delle due società sono in contrasto con quelle dell’altra, la persona che è membro delle due società, dovrà scegliere a quali  adeguarsi  

        Da una parte vi sono le leggi della Chiesa,  che sono le grandi norme morali tratte dal Vangelo e da un’esperienza millenaria; dall’altra le leggi di uno Stato esistente da alcuni secoli o da pochi anni, che può mutare le leggi a seconda del partito che va al Governo e che può mirare solo alla potenza, alla ricchezza, alla difesa, approvando pratiche lecite o illecite. Il cristiano informato e coerente sceglie in ogni caso le leggi della Chiesa.

        Stato e Chiesa sono due società diverse, ma non per questo necessariamente in contrasto. Anzi esaminando le loro finalità si è costretti a concludere che devono necessariamente collaborare. Lo Stato deve provvedere al benessere materiale del cittadino, ma anche al suo bene spirituale, dato che l’uomo è corpo e anima. La Chiesa che ha il compito di curare il benessere spirituale dell’uomo non può disinteressarsi del suo bene materiale per le stesse ragioni. Però, nei secoli, la distinzione tra Stato e Chiesa spesso si è risolta in contrasto e lotta.

        Oggi si parla tanto di Stato laico, però non tutti hanno le idee chiare. Stato laico significa che lo Stato non dipende da nessuna religione e raggiunge i suoi fini nell’ambito delle sue leggi in armonia con la sua Costituzione. Però ogni Stato laico deve avere una certa morale senza la quale non può esistere nessuna società.

        Se le norme morali dello Stato coincidono con  quelle della Chiesa, non per questo lo Stato è succube della Chiesa, per il motivo che la fede, la ragione e buonsenso suggeriscono le stesse regole al credente e al laico.

        La Chiesa rispetta la laicità dello Stato perché non chiede e non vuole che lo Stato renda obbligatoria per legge la pratica religiosa: sacramenti, liturgia, via crucis e simili. Però oggi vi è una corrente – che vorrebbe essere culturale – che ritiene uno Stato laico solo quando è in contrasto con la Chiesa. Dopo tutto, la Chiesa che desidera fare la volontà di Dio, che ha creato l’uomo corpo e anima, non può disinteressarsi di ciò che decide del bene e del male della società, e se è la politica che decide questo, la Chiesa deve dialogare con la politica. Però non della politica, piccolo mondo di ambizioni, interessi, rivalità, vanità, ma dei grandi problemi morali toccati dalla politica.


              La Chiesa ha sempre fatto la grande politica: quando papa Leone Magno fermò Attila, quando S. Ambrogio fermò l’imperatore Teodosio, quando Gregorio Magno, nel dissolvimento dell’impero romano, si lamentava di dover fare “da Cesare, da capo delle guardie di Cesare” e andare per le strade di Roma a distribuire pane agli affamati.  Venendo ai nostri tempi conosciamo i pontefici che si sono opposti, invano,  alla prima e alla seconda guerra mondiale, sappiamo che il papa polacco ha contribuito al crollo del comunismo, che il papa attuale ha suggerito le norme morali dell’economia nell’ultimo incontro dei Grandi nel luglio di quest’anno con la lettera enciclica Caritas in veritate.

        Ecco la grande politica che la Chiesa deve fare. I nemici della Chiesa, che si presentano come appassionati e sottili difensori della verità storica, se la Chiesa parla di politica, l’accusano di voler plagiare lo Stato laico; se non parla dei grandi problemi, l’accusano di colpevole silenzio.

        Questo atteggiamento è frutto di ignoranza o di malafede perché Stato e Chiesa hanno il compito di procurare il bene dell’uomo, creato da Dio anima e corpo.

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