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1+1+1=0 attualita' o nullita'

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Uno è il primo che parla. Poi un altro si sovrappone, poi un terzo grida per coprire gli altri due. Conclusione: nessuno capisce qualcosa; né i tre che parlano, né i milioni che ascoltano.

        Ciò capita tutte le settimane in certi programmi TV  cosiddetti impegnati, che pretendono d’analizzare gli avvenimenti d’attualità, specialmente politici e scrutano  i fatti di sopra e di sotto, davanti e di dietro, con la sicumera d’insegnare tutto a tutti, dove i titoli dei giornali prendono il posto delle leggi e  le insinuazioni maliziose gettano l’ombra della corruzione su tutto e su tutti.

        A queste trasmissioni sono invitati politici in carica o scaduti, esperti in vari problemi, giornalisti, scrittori e altre persone che dovrebbero portare lumi. Questi spettacoli di parole sono diretti da un conduttore, che un tempo era definito moderatore, perché doveva moderare gl’interventi incontrollati e incivili. Certi conduttori non moderano nessuno e nulla e provocano negli spettatori solo indignazione e irritazione, perché gli argomenti degli uni e degli altri sono incomprensibili. Spettacolo di maleducazione ad alto livello che continua tranquillamente e calpesta e distrugge la magnifica potenza d’informazione e di cultura della televisione.

        Inoltre è evidente l’irritante furberia del conduttore che vuol sembrare imparziale, ma intanto invita una maggioranza di ospiti  favorevoli alla sua ideologia, poi li lascia parlare liberamente, e interrompe quelli d’idee diverse, e quando non sa più come difendersi,  spara l’annuncio della pubblicità.

        Certi conduttori ben noti, con domande, interviste e cartelli predisposti, non vogliono un dialogo trasparente finalizzato alla scoperta della verità,  ma esporre, dimostrare, difendere il proprio punto di vista, esperti nel mestiere di criticare, alludere, insinuare, molto più comodo del mestiere di governare e lavorare. Recitano la parte di “maestri di pensiero”, ma per essere tali occorre più cultura, più spessore, più equilibrio, più saggezza.  La libertà di stampa, un bene per la società democratica, ha un limite nel rispetto della verità.


         La verità, in politica, come in ogni altro campo, è come una montagna che ciascuno conosce dal suo punto di vista. Se ascolta quelli che la vedono da un altro punto di vista, conosce meglio la montagna. Ma se non tace quando l’altro parla, non impara nulla. Solo il dialogo ci avvicina alla verità; ma dialogo è la comparsa di parole nel silenzio altrui. Un minimo di buonsenso impone di parlare uno per volta: la televisione italiana non l’ha ancora capito.

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