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PARLIAMO  DI  SCUOLA       




C’è un modo solo per migliorare la società: educare bene le nuove generazioni. Ma occorre che gli educatori siano educati, e di qui nasce il problema. La benedetta e santa scuola è in crisi per vari motivi: insegnanti poco valutati, famiglie non alleate della scuola, allievi influenzati – come tutta la società – dall’idea che la libertà è il diritto di scegliere ciò che è più comodo oggi, senza pensare alle conseguenze. E’ l’effetto di quell’infausto messaggio del ’68  VIETATO VIETARE.

        Però è sempre possibile, anche oggi, avere delle scuole, o almeno delle classi, come piccole comunità ordinate e produttive: Dipende dal clima creato dagli insegnanti e in genere da quello che è più a contatto coi giovani: insegnante di Lettere o di Filosofia. Vi sono però anche insegnanti di un’ora sola, musica o religione, graditi agli studenti.


Vi sono dei comportamenti e dei metodi didattici validi sempre, anche oggi. L’insegnante deve conoscere bene la sua materia, dev’essere puntuale e preciso, esempio di rispetto e gentilezza, deve preparare ogni lezione, dividere l’ora d’insegnamento in due o tre momenti diversi, usare lavagna, disegno, proiezioni, promuovere piccole gare, incoraggiare più che rimproverare, non lasciarsi influenzare da simpatie o antipatie, correggere subito i compiti e, oltre al voto, notate brevemente gli elementi positivi di uno scritto, lodare la bella e chiara grafia.

        Questo metodo ho adottato, con profitto,  in quasi quarant’anni d’insegnamento. Ottenevo disciplina e impegno tutta la settimana, organizzando ogni sabato un’ora di festa con musica, canto, umorismo, scenette. Come educazione civica abbiamo studiato i primi articoli della nostra Costituzione, abbiamo imparato tutti i segnali stradali, si lasciava l’aula pulita prima di uscire, si puliva il giardino della scuola. Ho fotografato i miei allievi, uno per uno, e ho fatto amicizia con loro e le loro famiglie.

        Molto ho imparato da un Fratello delle Scuole Cristiane, eccellente maestro di didattica.  Egli parlava di maestri con le finestre chiuse e di altri con le finestre aperte: le finestre della cultura, dell’intelligenza, del sentimento, dell’umanità e dell’intuizione che creano un’intesa speciale con ogni ragazzo.

        In un prossimo articolo desidero riferire, agli insegnanti e ai genitori, alcuni esempi convincenti del citato pedagogista religioso.


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