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QUANTO TEMPO PERSO
televisione  zero




        
La televisione è una cosa meravigliosa quando ci aiuta a conoscere il mondo, le meraviglie della natura e dell’arte, quando si occupa di educazione, di salute, di valori e di pace.  Ma è maledetta maestra di maleducazione quando mette in scena sfaccendati, vanitosi, vagabondi, prepotenti e  trasgressivi, e li propone come oggetto di divertimento per  quanti godono  nel vedere lotte, contrasti e violenza.

        Tutti conoscono le nauseanti trasmissioni di questo genere, preparate e permesse da incoscienti che fingono di non conoscere il potere suggestivo della televisione.  Tempo impiegato male da parte di chi recita e di chi guarda.

        Ma c’è un altro tipo di trasmissioni di pessimo livello, che continuano ad occupare il loro spazio settimanale, a dispetto delle feroci e indignate proteste di molti spettatori. Sono le trasmissioni in cui un signore, definito  presentatore o conduttore, si presenta come “maestro di pensiero”. Un tempo, “maestri di pensiero” erano Platone, Dante, Manzoni e simili; oggi si credono maestri di pensiero quei pochi che hanno in mano un microfono e si chiamano “moderatori” anche se non moderano nulla e nessuno. Sono in genere tipi  con un’idea fissa, che cercano di far prevalere, invitando al loro spettacolo di parole,  persone e  personaggi della loro stessa idea. Invitano alcuni di idee diverse nella sola speranza di confutarli.

        Questi moderatori, con domande che vorrebbero essere furbe, con insinuazioni, scritte, cartelli, statistiche e interviste di scontenti,  cercano di sostenere le loro idee fisse, più che ascoltare idee diverse.  Questi parolai affrontano ogni argomento col tono di essere esperti su tutto e fanno il comodo mestiere di dire a tutti ciò che si deve fare, senza un accenno alle difficoltà del “fare” per ragioni politiche , economiche, di mentalità arretrate, di frodi, d’inciviltà diffusa.

        Ma ciò che quasi sempre avviene in tali trasmissioni è il fatto orribile che, alla voce del primo che risponde, si unisce quella di un secondo e di un terzo che annullano ogni messaggio pro o contro ogni argomento, vero festival della maleducazione. Alle tre voci si aggiunge quella del moderatore che grida per  sparare la parola “pubblicità”.

        Al termine di tali trasmissioni, che si autodistruggono da sole, come un botticino d’inchiostro su un articolo di giornale, ognuno conserva le proprie idee, col solo rimpianto di aver perso nel nulla della televisione qualche ora della sua vita

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