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PULIRE LA POLITICA


       
Nei paesi democratici i Governi sono creati dai partiti.  Chi riceve più voti va al Governo, gli altri vanno all’opposizione.  Sarebbe meglio sostituire la parola “opposizione” con la  parola “controllo”, perché se è necessario un controllo sull’azione di Governo, l’opposizione sovente è una contrapposizione al Governo e preferisce combattere piuttosto che collaborare.  La sconfitta nelle elezioni irrita i meschini, ma è una lezione per gli intelligenti.

        Intanto sarebbe bene che tutti i membri di un partito conoscessero bene la storia, i principi, i valori che il loro partito vuole trasformare in leggi per creare una società voluta dalla sua ideologia.  Però non è sempre così,  e quindi all’interno dei partiti si formano diverse correnti che indeboliscono o dissolvono il partito stesso.

        Intanto sarebbe bene  che chi desidera andare in Parlamento avesse una laurea in Scienze Politiche, o in Giurisprudenza o in Filosofia. Dovrebbe almeno aver assaggiato la Filosofia del Diritto nelle opere di Kelsen  e Hart, e da questo aver appreso che la morale può criticare e giudicare il Diritto e che una norma, per diventare legge, cioè imposizione per un popolo intero, deve avere un minimo etico, in altre parole il rispetto per il valore VITA.

        La libertà di opinione è una gran bella cosa e nessuno deve soffocarla, ma non devono bastare quattro gatti per formare un partito che vuole andare al Governo. Ci vuole uno sbarramento che preveda un Parlamento formato da pochi partiti, altrimenti diverrebbe solo un parlatorio, una fabbrica di parole senza fine e non farebbe mai le leggi di cui la società ha urgente bisogno.

        Il  diverso orientamento dei partiti è indicato con le parole  “destra – sinistra – centro”. Ma la varietà delle opinioni ha creato il “centro-destra, centro-sinistra e centro-centro”. Poi nascono partiti con tanti altri nomi di foglie, fiori, asinelli, soli o lune che sorridono e alimentano le divisioni tra gli italiani.

        Ogni Stato trae vantaggio dalla stabilità di Governo, quindi da un partito che abbia una buona maggioranza. L’instabilità di governo è stata la malattia perniciosa dell’Italia nella metà del secolo scorso.       

        Se c’è un partito che potrebbe dare al Governo italiano più stabilità sarebbe un partito  che faccia sua la  dottrina sociale della Chiesa, partito che non dovrebbe mancare in un paese cattolico. Chi è cristiano e democratico può unirsi a tanti altri che hanno la stessa idea e creare  un partito che potrà avere qualunque nome, meno che quello di Democrazia Cristiana (per chi ha paura delle parole).  Il fallimento della Democrazia Cristiana non è stato il fallimento di una concezione dello Stato, ma il fallimento di persone che non erano veramente democratiche o veramente cristiane.

        La dottrina sociale della Chiesa ha lontane radici nel tempo, ma dal 1891 con l’enciclica Rerun Novarum di Papa Leone XIII° ,  ha preso coscienza dei problemi moderni e ha proposto le soluzioni migliori.

        Un politico è cattolico se sposa la Dottrina sociale della Chiesa.  Se viene eletto da un partito cattolico e poi cambia partito,  deve  votare il programma del nuovo partito, anche se contrario alla dottrine della Chiesa.  Così cessa di essere un politico cattolico.  Se in seno al nuovo partito  non cattolico, vota da cattolico, rinnega il partito che lo ospita. Posizione equivoca e sporca.  Logica esige che piuttosto dia le dimissioni, lasci la poltrona e i suoi soldini e attenda una nuova legislatura.

        Per pulire la politica si dovrebbe ancora dare un bel colpo di scopa: dimezzare il numero dei parlamentari e dimezzare il loro stipendio.

        Politici cattolici, se ci siete, svegliatevi. Tornate insieme nella vostra casa. La storia recente ha dimostrato che la dispersione ha creato miscugli ridicoli e sterili. Da sempre e anche oggi, l’unione fa la forza e la divisione fa la debolezza.
        

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