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parafamiglie e paranozze

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PARAFAMIGLIE  E  PARANOZZE




       
Il costume umano è in continuo cambiamento.  Tempo fa i giovani maggiorenni che volevano formarsi una famiglia , sceglievano una persona simpatica che ispirava fiducia e si fidanzavano. Periodo utilissimo e saggio; contatto frequente, ma non convivenza, tempo per conoscere bene il compagno, prima di legarsi per tutta la vita.

        Oggi chi si crede più furbo e più libero può decidere di convivere con una ragazza dopo essere soltanto andato insieme a mangiare una pizza.

        Dunque oggi, in Italia, abbiamo il matrimonio religioso, che è riconosciuto dallo Stato e non ammette il divorzio; il matrimonio civile che ammette il divorzio; l’unione libera o convivenza ignorata dallo Stato.  Però questi ultimi per lo Stato sono persone estranee e non hanno i vantaggi che lo Stato concede ai conviventi nel matrimonio.  Allora i conviventi chiedono leggi che riconoscano la loro volontà di convivere e concedano gli stessi vantaggi dei coniugati, per l’eredità, la casa, l’assistenza in ospedale. Sembra una richiesta ragionevole, ma tale non è perché sarebbe solo una brutta copia del matrimonio civile che stabilisce diritti e doveri per una buona convivenza.  Se le unioni libere chiedono leggi in loro favore, non sono più libere, ma civili, essendo condizionate dalle leggi che non possono essere fatte per convivenze che possono durare due giorni, due mesi o di più, a capriccio dei conviventi.


        Certi Comuni hanno inventato il “Registro delle unioni civili”, ma è una ridicola copia del “Registro dei matrimoni civili”.

        La stabilità della famiglia è un bene per lo Stato. L’attuale costume del  divorzio facile, crea problemi morali a danno dei figli, sofferenze e contese senza fine, e aumento dei delitti che tolgono la vita ad ex mogli o ex compagne.

        Ora vi sono anche le unioni libere omosessuali maschili o femminili. Lo Stato può fare leggi che riconoscano tali convivenze e concedere alcuni diritti  legati ad alcuni doveri; però non deve mettere tali convivenze sullo stesso piano del matrimonio religioso o civile.  Questi signori, a volte, iniziano la loro convivenza con riti che imitano quelli del matrimonio vero, riconosciuto dalla nostra Costituzione, e ostentano fiori e baci per avere il favore dell’opinione pubblica.  Ma questi riti non devono perché non possono essere definiti matrimoni o nozze, termini che hanno un significato preciso almeno da duemila anni, ma devono avere un altro nome, perché si tratta di fatti infinitamente diversi da quelli che vogliono scimmiottare.

        Propongo – ed è già un grande favore -  che siano indicati col nome di paramatrimoni  o  paranozze,  da cui derivano parafamiglie.  Vi sono le parafarmacie;  vi possono essere le paranozze.

        Non è permesso nascondere sotto la stessa parola realtà per natura molto diverse; è tradimento e corruzione della lingua, invasione morbosa dell’anticultura. Si deve dire pane al pane e distinguere le nozze dalle paranozze.

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