confidenza
La culla che mi ha accolto bambino, in una povera casa di Crova, nel Vercellese, era finita, per le misteriose vicende della vita, nella cantina di una casetta del Monferrato, nel villaggio di Santa Maria, frazione del comune di Moncalvo d'Asti.
In un bel mattino di primavera, nel 1955, dietro una lama di luce polverosa, fasciata di ragnatele rese nere e pesanti dalla polvere di carbone, ho visto la mia culla. Forse 1'ho guardata con intensita' per la prima volta nella vita e ho sentito it pianto della sua inutilita' e l'impulso della mia gratitudine nei suoi riguardi; l'ho rivista guardata, custodita, amata, mentre l'avevo davanti, vuota, fredda, dimenticata.
La pienezza dei sentimenti, come schiuma di spumante che trabocca, mi ha costretto a scrivere. E dopo la scrittura... un senso di pace, come un dovere compiuto, come un fiore sbocciato, come un frutto maturato, come una porta aperta per uscire in cerca di qualcuno o per accogliere chi fugge dalla solitudine.
Da quella porta sono uscito tante volte in cerca di un orecchio che mi ascoltasse, di una mano che volesse stringere la mia. Ho detto le cose piu’ segrete con la vergogna di una confessione, col dolore del proprio limite, con l’ingenuita’ di volere, fare, possedere tutto.
Ma se un Dio d’amore mi ha dato la voce per lanciare messaggi, avra’ creato anche chi li potra’ ascoltare.
Vorrei che le mie modeste composizioni fossero come piccoli messaggi d’amore, che danno un po’ di felicita’ a chi li invia e a chi li riceve.
Andora, Pasqua 1997.